Un fatto di cronaca del 1839 al Convitto

Nel 1839 il tesoriere del collegio venne ucciso nella sua cella. Un vero e proprio giallo che si svolge all'interno della nostra scuola

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Ogni mattina, percorrendo i corridoi del Convitto, noi studenti giungiamo nelle nostre aule: immaginereste mai che che un efferato omicidio potrebbe essere avvenuto proprio nella vostra classe? 

Ritorniamo dunque al 1839, anno dell’assasinio, e al racconto della fonte principale: La Compagnia di Gesù nel territorio della provincia taurinense, Chieri 1917.

 

In quel tempo (1818-1848) nove sacerdoti della Compagnia di Gesù, sei docenti e quattro inservienti vivevano ed amministravano il Collegio reale, formato dal convitto e le scuole annesse. Durante la notte tra il 7 e l’8 di dicembre, vigilia della festa dell’Immacolata, il padre Gaetano Anceschi, sacerdote di anni 37 e ministro (cioè tesoriere) del collegio, venne ucciso nella sua cella.  Fra’ Fortunato Asti, il cuoco, fu il primo a scoprire del corpo senza vita avvenne all’alba del giorno seguente durante il giro della sveglia: padre Anceschi venne ritrovato in una pozza di sangue con dieci ferite, segni di strangolamento, graffi sul collo e quattro ferite mortali al capo. Chi mai avrebbe potuto compiere un tale delitto in un luogo sacro? 

I sospetti caddero subito su chi si era trattenuto in chiesa fino a tarda sera: Terenzio Castelli, chierico di Acqui Terme ed ex studente tenuto gratuitamente nel convitto. 

Un carabiniere, recatosi a casa del presunto omicida, fermò per strada lo studente con  evidenti tracce di sangue sotto le unghie e sulla tonaca; il giovane aveva ancora un pugnale nelle tasche, delle chiavi, una lanterna e 600 lire ( rubate dalla cassa).

I precedenti: l’assassino era stato cacciato dal convitto nel mese di ottobre e poi riammesso; alcuni testimoni riferirono  che egli continuava ad entrare ed uscire regolarmente dall’istituto oltre gli orari ed era in possesso di una delle chiavi di una porta secondaria. Terenzio, infine, godeva della benevolenza di alcuni padri, soprattutto della vittima, sempre disposti a coprire o a perdonare le azioni del giovane studente.  Riammesso nel numero dei convittori, Castelli aveva già rubato nella cassa della Congregazione degli Artisti (un gruppo di studenti e di pittori che si riuniva nei locali adiacenti alla sagrestia della chiesa di Sant’Agostino) ed era stato scoperto proprio da padre Anceschi. L’ultimo furto, e   probabile movente dell’omicidio, era stato probabilmente compiuto con lo scopo di raccogliere dei soldi per un viaggio in America insieme ad un tal Picchiotti, studente di filosofia delle scuole annesse al convitto, e alla sorella di lui. Come riferiscono le cronache, la mattina dell’8 Dicembre, Castelli fu immediatamente catturato, mentre faceva visita (dopo venti giorni di assenza) alla madre, con  ancora addosso gli abiti con i segni e l’arma del delitto.  Reo confesso, fu portato in questura e condannato alla pena capitale, convertita in ergastolo il 20 dicembre 1839 dal tribunale di Casale. I padri Gesuiti di Novara, mossi da pietà cristiana e considerata la giovane età dell’assassino, avevano chiesto la grazia al re. Lo studente complice Picchiotti fu condannato, invece, a cinque anni di carcere. Questo è quanto emerge dalla fonte, ma molti dettagli della vicenda non sono chiari: soprattutto il ritrovamento in contumacia. Bisognerebbe rileggere tutti gli atti del processo e le deposizioni dei testimoni.

Oggi la scuola è molto cambiata e molte delle antiche celle sono state trasformate in aule eppure ci potrebbe essere una testimone, purtroppo muta, della vicenda. Negli uffici al quarto piano, vi è proprio un dipinto dell’ Immacolata Concezione: probabilmente proprio davanti a questo quadro la vittima e l’assassino avevano  recitato i vespri nella chiesa del Convitto.

Siamo certi che d’ora in poi, passando per i corridoi e permanendo nelle aule, ciascuno di noi non rimanga indifferente agli episodi narrati e si ponga domande sul vero o presunto movente che in dicembre del 1839 sconvolse un’intera comunità scolastica. 

Nella foto:

Ricostruzione con IA del luogo del delitto; olio su tela raffigurante l’Immacolata Concezione; la scheda di padre Gaetano Anceschi sul portale on line dei Gesuiti; l’organigramma del 1839 con evidenziato il nome della vittima.